
#l’Intervista – Pasqualino Fracasso
1. Pasqualino Fracasso è un pittore acquerellista, e cos’altro?
Un ingegnere, un insegnate ed ora anche un artista. Nel senso che non mi sento più un semplice acquerellista, cioè uno che dipinge ad acquerello, ma qualcuno che crea, inventa, comunica e si evolve (il mio concetto di artista). In questi anni ho fatto un percorso che mi ha portato a capire tante cose su di me, sull’arte e sul mondo dell’acquerello ed ho capito che non volevo essere un semplice acquarellista.
2. Come ti sei avvicinato al mondo dell’arte?
Ho sempre disegnato fin da quando ero bambino, mentre studiavo al Politecnico, nelle pause pranzo durante il mio lavoro da ingegnere, sempre. Suonavo in un gruppo rock e quando ci siamo sciolti ho cominciato a dipingere e nell’acquerello ho trovato la tecnica che mi permetteva di dipingere secondo tempi (notte) e spazi (casa) che avevo. Da li mi sono appassionato ed ho cominciato a studiare su libri e riviste americane studiando i grandi acquerellisti moderni e contemporanei.
3. Cosa rappresenta per te l’arte dell’acquerello?
- Il mondo attraverso il quale creare, comunicare, divertirmi, rilassarmi
- il mondo attraverso il quale conoscere altre persone e vivere esperienze fuori dall’ordinario
- una fonte di reddito
Preciso che ho scritto “il mondo” perché l’acquerello è un mondo nel quale sono entrato e che mi ha aperto parecchie porte ed è anche un mondo parallelo rispetto alla mia vita quotidiana in cui faccio tutt’altro rispetto all’arte.
L’acquerello è magia. La magia di giocare con l’acqua, di domarla ma anche di lasciarsi condurre da lei, la magia di gestire l’imprevedibile. Io amo la matericità dell’olio ma l’acquerello è più divertente ed intrigante.
L’arte dell’acquerello, invece, è per me riuscire a coniugare insieme :
- la gestualità con cui creare una forma con un unico tocco di pennello
- la sapienza di gestire la densità del colore e l’umidità della carta
- l’occhio e la testa per creare una composizione ottimale “alla prima”
- il divertimento di giocare con l’acqua
4. Sei stato il primo artista italiano ad essere selezionato e premiato (in entrambe) alla International Annual Exhibition delle prestigiosissime National Watercolor Society e della America Watercolor Society. Raccontaci cosa hai provato.
Era il mio sogno così quando la sera ho ricevuto (la prima volta) la notifica non ho dormito tutta la notte dall’eccitazione. Era un grande traguardo vedere che il tuo lavoro era apprezzato dai veri addetti ai lavori, essere selezionato su migliaia di artisti insieme a quelli che io reputavo dei maestri. La AWS rappresenta ancora oggi una delle 3-4 competizioni internazionali più valide dove partecipano i grandi maestri internazionali e dove il livello dei lavori è veramente molto alto. Soprattutto in questi ultimi anni dove le competizioni si sono moltiplicate in modo esponenziale ma spesso di sono medio-basso livello e dove i grandi non partecipano, queste rimangono ancora il riferimento perché essere lì è veramente difficile.
5. Quanto tempo è passato prima di padroneggiare la tecnica ed essere soddisfatto dei risultati?
Padroneggiare la tecnica (o meglio le tecniche perché ci sono tantissime tecniche ad acquerello) richiede tantissime ore di pratica ma ancor più di analisi e studio per capire. Io dico sempre che la tecnica è fatta dalla mano, che si esercita migliaia di volte, ma tutto il resto dalla testa, che deve imparare a vedere, pensare e astrarre nel modo giusto. I miei tempi non fanno testo perché io dipingo circa 6 ore alla SETTIMANA e quindi mi ci è voluto molto tempo (ho cominciato nel 2004). Ma il tempo per la “testa” dipende da persona a persona, dalla tua ambizione, dalle tue esperienze, da quanto studi e osi …
Io non sono ancora soddisfatto dei risultati o meglio dei miei quadri. Dei quadri che faccio me ne piace 1 su 7 (nel senso che gli altri 6 proprio non mi piacciono!) e per essere soddisfatto vorrei arrivare a 4 su 7, quindi la strada è ancora lunga.
6. C’è stato mai un momento in cui hai pensato che non ne valeva la pena?
Mai. Come dicevo prima ne è valsa la pena per me, perché quando dipingo sto bene, vivo e mi diverto. E poi ne è valsa la pena per tutte le persone che ho conosciuto, tutti i viaggi che ho fatto e tutte le esperienze che ho vissuto. Sono stato fortunato.
7. La persona che più ti ha inorgoglito e ti ha fatto credere in te stesso come artista
Premetto che ora che vedo i miei vecchi lavori (che la gente comprava e per i quali mi facevano tantissimi complimenti) li reputo veramente brutti e di basso livello ma nonostante ciò 10 anni fa sono entrato in contatto con alcuni grandi artisti che mi hanno dato molti consigli su come migliorare e che percorso fare. Gli avevo scritto delle lettere (a mano e spedite per posta) e loro mi hanno risposto più volte e con molta disponibilità e questo mi ha aiutato ad andare avanti perché loro vedevano in me qualcosa di speciale, ancora allo stato grezzo ma speciale. Grazie mille a Robert Wade, Jeannie McGuire e Stan Miller.
8. Per seguire la tua passione ti è capitato di trascurare la tua famiglia?
Mai. La famiglia prima di tutto anzi tutte le volte che posso porto anche loro con me (Cina, USA, Francia, Svezia, ecc…) perché voglio condividere con loro l’opportunità di vedere il mondo e conoscere altre persone ed altre culture. E a casa cerco di dipingere la notte o quando non c’è nessuno, proprio perché penso che sia meglio passare tutto il tempo che posso con loro.
9. Nella tua famiglia, c’è chi vuole seguire le tue orme?
Per ora no ma chi lo sa … il problema è che i miei figli mi vedono troppo bravo e quindi scatta il confronto, che invece di essere uno stimolo diventa una sorta di ostacolo. Ma la vita è strana e io ne sono la dimostrazione. Per cui vedremo …
10. È possibile essere un artista a tempo pieno in Italia oggi?
Dipende da tante cose. Dipende dal posto in cui vivi (grandi città e magari turistiche assicurano più opportunità di corsi e vendite), dalle tue conoscenze, dal fatto che tu abbia una famiglia o meno, dallo stile di vita che hai, da quanto odi il lavoro che stai facendo, ecc…
Io ho fatto una scelta prudente nel senso che , con una famiglia, mutuo, auto, figli, ecc … , non me la sono sentita di lasciare tutto per un lavoro (per quanto bellissimo) che non ha una sicurezza ed una continuità economica, e in un periodo storico così strano e imprevedibile. Io comunque credo che un giorno ce la farò però ora non posso fare questa scelta, perché in fondo dentro sono ancora un ingegnere calcolatore!
11. Quali sono le differenti fasi che segue Pasqualino Fracasso per dipingere un quadro, dall’inizio alla fine.
10% ricerca di immagini
60% composizione e progettazione : studio di colori, bozzetti di composizione, ricerca di varianti , taglio, ecc…
25% esecuzione : traccia a matita, mano di colori scuri o intensi, mano di toni intermedi, cancellature, dettagli
5% analisi, ritocchi ed eventuale sconvolgimento
12. Quali colori sono imprescindibili nella tua palette?
3 primari (giallo indiano, rosa permanente, blu oltremare), blu ftalo, bianco titanio
Poi ci sono dei colori che amo particolarmente che sono: il turchese cobalto, il lunar black, aquarius green, giallo di Napoli e opera rose
13. Qual’è la carta che preferisci?
Winsor & Newton satinata
14. Qual’è il pennello dal quale non ti separi mai?
Va a periodi. Ultimamente il Pure squirrel RESTAUROHOUSE della SZMAL : un pennello naturale molto morbido con una punta fantastica
15. Tonalità, composizione, luminosità, quale ritieni sia più importante per le tue opere.
1° Composizione, 2° Tonalità , 3° luminosità
16. Hai un quadro che a distanza di anni ancora non hai finito?
Ne ho una ventina … alcuni, dopo alcuni anni li taglio e ne lascio solo il 60%
17. Raccontaci dell’opera della quale ti senti più orgoglioso.
L’opera “Urban Abstract I” che è stata premiata quest’anno all’American Waterolor Society international exhibition. Quest’opera, uno scorcio semi-astratto dei portici di Torino, mi piace tantissimo perché ha richiesto tanto studio ed è un’ottima sintesi di forme, colori, elementi definiti ed indefiniti; è un’opera che reputo di alto livello e che se avesse fatto qualche altro artista mi sarei detto “spero un giorno di arrivare a fare una cosa del genere!”
18. Il luogo che grazie all’arte hai conosciuto e ti ha sorpreso.
La Cina. Grazie all’acquerello sono stato in Cina 3 volte e ho scoperto luoghi, una cultura e persone che non mi sarei mai aspettato e a livello artistico ho scoperto artisti veramente notevoli.
19. Rispondi a una domanda che finora nessuno ti ha fatto, ma alla quale avresti sempre voluto rispondere.
Domanda dell’intervistatore : “ti piacciono pochi artisti acquerellisti: cosa ti colpisce di un’opera d’arte ad acquerello”
Risposta : “tecnicamente mi colpiscono: il senso della composizione, la gestualità con cui realizzano una forma, la complessità cromatica e tonale dell’insieme. Ma tutte queste cose sono legate da una ricerca visionaria, da un “osare”, da un suggerire che ti fa andare oltre il reale. I grandi artisti riescono a coniugare sia nelle pennellate che nell’impatto visivo un equilibrio tra astratto e reale, definito ed indefinito, istintivo e delicato che mi fa sognare. Spero di essermi spiegato perché so di essere un po’ contorto a parole
20. La prossima persona che intervisterò la scegli tu. Chi sarà?
Dipende se deve essere italiano, spagnolo oppure internazionale ? Ci sono tanti acquerellisti molto bravi, anche italiani. Io però ho dei gusti molto particolari e quindi amo veramente pochi artisti per cui ti consiglierei delle persone che stimo, che non sono i soliti nomi straconosciuti e di cui sarei curioso leggere un’intervista.
Internazionale : Eugene Chisnicean
Spagnolo : Francisco Castro
Italiano: Roberto Zangarelli