#l’Intervista – ANNA MASSINISSA

1. Sei presidentessa dell’Associazione InArte, curatrice di FabrianoInAcquarello, artista e creativa. Cosa ho dimenticato? E a quale di tutto ciò sei più legata e ti ha dato più soddisfazioni?

 

A nessuna più delle altre, convivono necessariamente tutte insieme, poiché ognuno di noi è composto da tante esperienze vissute una ad una, ma tutte legate fra di loro. Il legante di tutte le manifestazioni che tu citi, e tante altre per la verità, è l’espressione artistica, o se la vogliamo definire più precisamente è l’espressione del genere umano attraverso le Arti applicate nelle varie culture del mondo.

Due cose nella vita mi hanno affascinato, motivato e reso felice incondizionatamente ogni volta che ho potuto viverle in qualsiasi forma: l’Arte e le culture dei popoli, entrambe sono espressioni dell’uomo, passato e presente, nella sua forma fisica ed emotiva.

2. Come e quando ti sei avvicinata al mondo dell’arte?

Credo che l’educazione che ho ricevuto abbia avuto un ruolo importante che mi ha avvicinata all’Arte: gli insegnanti, la mia famiglia, ma soprattutto i tanti incontri casuali con amici e personaggi particolari sono stati spunto di apprendimento e stimolo della curiosità.
A pensarci ora, anche se poi ho viaggiato e studiato quanto e più potevo, non è stato necessario andare tanto lontano: le situazioni più banali, la natura e la vita stessa sono una ricchezza continua di cose interessanti da osservare e da cui imparare, sia belle che brutte. Ogni momento della vita dona emozioni ed incontri che sono preziosi spunti, perché non esiste “un mondo dell’Arte”, ma tutto il mondo è il mondo dell’Arte. Non si finisce mai di viverlo e di sperimentarlo.

3. Che sensazioni ricordi, legate alla tua prima mostra?

Sai che poichè le esposizioni sono state graduali, non mi ricordo quale è stata la prima con precisione?
Mi ricordo invece quello che è stato un passaggio importante, come una specie di presa di coscienza o di metamorfosi dell’identità: ossia il momento in cui ho sentito di dover ammettere che fare Arte era per me importante come una delle altre funzioni vitali. Per anni credo di averlo desiderato, ma non sentivo di meritarlo, fino a quando ho capito che era solo una delle tante cose per cui valeva la pena di spendersi e di lavorare sodo, in un giusto equilibrio: senza prendersi troppo sul serio, ma lavorando seriamente – anche e soprattutto con spirito di servizio.
Lo racconto perché sento questo conflitto pressante in tantissime persone, come se l’Arte fosse uno status che può essere concesso o no, solo ad alcuni. L’Arte è l’uomo ed appartiene a tutti. Poi alcuni saranno tecnicamente più bravi, altri più creativi, ma tutti possiamo applicarla e portarle un tributo ed ammirarla.

4. Che difficoltà hai incontrato in quanto donna?

Sinceramente nessuna – penso di averlo espresso già questo concetto: i confini sono dove li mettiamo noi.
In questo campo i confini non sono fatti di genere, semmai sono materiali, come quelli che ha chi non ha accesso alla formazione, o alla libertà di espressione, o vive condizioni sociali disagiate per cui le priorità sono altre e diverse che l’espressione artistica. No, nessuna difficoltà davvero; penso di essere stata privilegiata nel mio percorso in quanto italiana – donna – appartenente alla nostra era; sono stata determinata, instancabile certo, ma anche privilegiata, per quella caratteristica femminile che predispone a riuscire a fare tante cose insieme, ad avere un pensiero collaterale sviluppato, a saper guardare oltre.

5. Nel 2018 hai inaugurato una tua mostra personale “NOMADE inter homines” a Sperlonga in centro Italia. Quanto tempo hai dedicato per la sua preparazione?

Tanto, perché quella collezione è iniziata intorno al 2014, quando le prime cronache di immigrazione ci hanno messo sotto gli occhi le foto umilianti di uomini-migrantes che con difficoltà si potevano (tutt’ora purtroppo, si possono) accettare. Per 4 anni ho dipinto quasi esclusivamente loro o comunque per loro, che a essere oggettivi non è servito a nulla, ma per un po’ ho sperato che l’Arte potesse almeno rendere omaggio a questi uomini. Sfacciatamente ho mandato più volte quegli stessi lavori a varie manifestazioni internazionali, per un tempo che mi è sembrato lunghissimo perché l’Arte, applicata come denuncia, costa tanto in termini emotivi, di visibilità e di “buone” pubbliche relazioni.
Quella mostra ora è a Salonicco, è rimasta bloccata dal Covid, ma spero che continuerà a raccontare.

6. C’è una tua opera alla quale sei particolarmente legata? Se si, ci racconti il perché?

Si certo, è il ritratto di Virgina Woolf, è un ritratto interpretato in grigio di payne e Oro – se non erro è stato anche in uno dei cataloghi di FabrianoInAcquarello. E’ stato in mostra a Fabriano, poi in Indonesia ed ora è a casa di mia sorella, accanto all’arpa della mia nipotina e mi piace pensare sia testimonianza di contaminazione delle arti: dalla letteratura, alla pittura, alla musica.

7. Ti sei mai ispirata a qualcuno? Se si, chi hai seguito come modello?

Mi piace tanto l’operato di Modigliani e di Klimt e degli artisti simbolisti di tutte le ere. Credo che tutti loro siano stati per me fonte di ispirazione e maestri in ogni momento; come lo sono tutti gli artisti contemporanei che ogni giorno incontro: ognuno porta esempi e stimolo. Amo quelli coraggiosi, che non hanno paura di cambiare e innovano e sperimentano.

8. Come nasce FabrianoinAcquarello?

Nasce con la Carta, io sono nata e vivo a Fabriano, dove la carta viene prodotta ed esportata nel mondo dal medioevo – la carta si può dipingere con ogni tecnica, ma l’Acquarello è quello che più la valorizza perché la trasparenza del colore steso sulla carta, vive della bellezza pittorica e anche della bellezza della carta che accoglie il pigmento.
Nasce anche dalla volontà di rendere quell’Arte che è di tutti, il punto di unione di tanti popoli diversi e l’Acquarello che è una tecnica antichissima trasversale a tutte le culture del mondo, è proprio adatto ad operare per questo obiettivo. Oggi siamo più di 80 paesi presenti nella grande comunità di FabranoInAcquarello, il fascino di sentirci “Artisti cittadini del Mondo” ci unisce.

9. Perché proprio un festival sulla tecnica dell’acquarello?

Perché una tecnica artistica così capillare, così diversa nell’applicazione, così pura… aveva bisogno di un convegno, ossia di un momento di incontro scientifico, in cui fosse abolita ogni competizione ed in cui ci si potesse incontrasse solo per condividere la conoscenza. Per fare un esempio, hai presenti i convegni scientifici dove i ricercatori si incontrano per discutere e reciprocamente stimolare l’evoluzione del loro lavoro? Questo serviva, e guarda questo è rarissimo nel mondo artistico, dove gli incontri solitamente sono fatti di competizioni, di premi, di attività economiche. FabrianoInAcquarello non è un festival è un convegno, dove ciascun artista e ciascun curatore porta il proprio sapere e torna a casa con la ricchezza del sapere di tutti. Perché l’Arte è di tutti, ti ricordi?

FabrianoInAcquarello

 

 

10. A distanza di anni e di tanto lavoro, FabrianoinAcquarello si è ampliato iniziando con SperlongainAcquarello poi UrbinoinAcquarello, e tante altre città. Quando è iniziato questo progetto e quante città italiane per ora sono coinvolte? E dove vorresti arrivare?

Tante città in Italia e tante nel Mondo, quelle che lo hanno chiesto e ce lo chiederanno. Però no, non è questo l’obiettivo. L’obiettivo è che l’Arte possa essere praticata da tutti quelli che lo vogliono, senza ne’ barriere, ne’ competizioni e senza pregiudizi – ed anche perché collaborando possiamo decuplicare il nostro lavoro e crescere in maniera esponenziale tutti insieme. Non so se sono stata abbastanza chiara in quanto a divulgare questo messaggio, ho spesso il dubbio che non tutte le città non abbiano recepito questo messaggio che forse dovremo in futuro comunicare meglio e con più forza. Non servono un numero infinito di città, serve un numero infinito di città e di artisti che sentano la bellezza ed il piacere della reciprocità, della condivisione, della scoperta, di poter ammirare, di poter lavorare insieme. Una condizione che centuplica le energie e le potenzialità personali di ciascun artista, attraverso la relazione con gli altri artisti.

11. Quanto tempo occorre per organizzare un evento come FabrianoinAcquarello?

Noi abbiamo bisogno di 1 anno di lavoro, ma il nostro è un piccolo staff e una situazione logistica particolare perché Fabriano è una città piccola e non organizzata per accogliere tanta gente tutta insieme. Forse in altri contesti si può fare più velocemente.

12. Che cosa ha comportato la paralisi mondiale, dovuta al coronavirus, per l’organizzazione della convention? E questa situazione porterà dei cambiamenti per le prossime edizioni del festival?

Speriamo non paralisi per le prossime edizioni, ma certamente per quest’anno dobbiamo accontentarci del Convegno online. Forse dal Convegno online nasceranno nuove idee?… Vediamo.

13. A parte FabrianoinAcquarello, quali sono le altre iniziative che organizza InArte e su quale territorio opera abitualmente?

Mostre di Arte contemporanea, e di disegno. Ma anche scuola di lettura Teatrale, scrittura Creativa. Contaminazioni con la Musica, con la danza… quando possibile. Cooperazione e scambio con altre organizzazioni. Ricerca e gioia di fare Arte.

 

 

 

 

 

14. Dietro InArte, FabrianoinAcquarello, inWatercolor, International Watercolor Museum c’è il tuo nome. Qualche nuovo progetto per il futuro?

Il Museo è ancora una startup e deve essere consolidato. Il consolidamento è un percorso che non possiamo fare da soli, dobbiamo cooperare con le istituzioni locali. Speriamo di avere la capacità di essere convincenti e di poterlo fare presto.
Penso inoltre che tutti gli eventi devono evolvere nel tempo, coerentemente con l’evoluzione del mondo e con il coinvolgimento delle nuove generazioni, perché sono loro che dovranno accoglierli e continuarli. Questi sono i progetti per il futuro.

15. Ti piacerebbe collaborare insieme a me per un progetto alle Isole Canarie?

Se non erro un anno fa lanciai un sasso…

16. Dai un consiglio ad un giovane artista

Essere curioso, essere fiducioso. Mettere in gioco intelligenza, emotività e una buona dose di pragmatismo. Mettere in conto che si può sbagliare e fallire, ma anche ricominciare. Non demordere.
Vale per tutte le cose della vita, no?

17. Dai un consiglio anche a me

Non demordere, mi pare che degli altri non hai bisogno.

18. Rispondi a una domanda che finora nessuno ti ha fatto, ma alla quale avresti sempre voluto rispondere.

Questa è complicata – Forse puoi chiedermi se l’Arte mi ha sempre reso felice. Ti risponderei: assolutamente no. Non sarebbe normale e non sarebbe proficuo.

19. La prossima persona che intervisterò la scegli tu. Chi sarà?

Dato che siete vicini penso che devi intervistare Isabel Alosete, personaggione in Spagna e conosciuta in tutto il mondo: coraggiosa, innovativa e generosa. Un personaggio tanto bello.

 

 

 

 

 

Grazie per il tempo che mi hai dedicato.
Anche a te Luciano!